Psicologia sociale della comunicazione
Immaginario e realtà. L’arte come educazione sentimentale.
Dal 2021 sono Cultore in Psicologia Sociale della Comunicazione presso l’Università degli Studi dell’Insubria di Varese.
Tutto ciò è iniziato quando il Prof. Paolo Bozzato mi ha chiesto di tenere una lezione presso l’Università degli Studi dell’Insubria dal titolo ‘Comunicazione simbolica’, suddivisa in due parti: una più psicologica sul linguaggio simbolico e l’altra più pedagogica sulla comunicazione simbolica mediante l’arte, sorta di educazione ai sentimenti mediante il linguaggio artistico.
Ne è nata una bella collaborazione sfociata nella pubblicazione del mio ultimo libro Risveglio (novembre 2021), la cui caratteristica peculiare e originale è quella di presentare gli argomenti simbolici coinvolgendo diverse opere d’arte di artisti, noti e meno noti – pittori, scultori, poeti – in particolare dell’Insubria, nel tentativo di valorizzare il nostro splendido territorio.
L’argomento della mia ricerca, iniziata in collaborazione con il dott. Psicoterapeuta Giuseppe Toller nell’anno 2008, riguarda la COMUNICAZIONE SIMBOLICA e una PAIDEIA dell’immaginario simbolico. Da un alto è di grande interesse cogliere i rapporti profondi, anche se inconsci, che legano il mondo dell’immaginazione simbolica ai fatti della realtà in cui viviamo (terapia, fiabe, natura, arte, storia, affetti, silenzio e azioni quotidiane…). Dall’altro è giusto restituire all’immaginario quel valore e quella dignità che il pensiero razionale gli ha spesso negato, sino a considerarlo fonte di errore, o, per i più benevoli, una sorta di “infanzia della coscienza” senza paragone con le capacità dell’attività razionale.
L’immaginario è in effetti un mondo misterioso, forse anche strano, in certi casi anche fuorviante e non privo di pericolosità. Soprattutto è spesso difficilmente comprensibile, particolarmente ai nostri giorni, caratterizzati dal prevalere di una mentalità tecnologica, e quindi da ciò che è verificabile, quantificabile.
Trascurare l’immaginario, però, significherebbe misconoscere una delle fonti più importanti di creatività, trascurare energie e dinamismi che provengono dalla parte più profonda della psiche e che hanno un’incidenza notevole sulla nostra vita e sul nostro agire. L’attività immaginativa svolge funzioni molto importanti. Molti studiosi ritengono che le attività “oniriche” in genere – fantasticherie, sogni ad occhi aperti – abbiano una funzione regolatrice paragonabile a quella dei sogni nello stato di sonno.
Gli studi di neurofisiologia hanno consentito interessanti scoperte sul sogno e permesso, su base scientifica, di formulare ipotesi di grande rilevanza. Il sogno preparerebbe nuove strutture di pensiero tali da farci apprendere nuove modalità di soluzione dei problemi. È ben nota l’importanza del sogno nell’infanzia, periodo in cui si sogna facilmente, anche ad occhi aperti, si ascoltano e riascoltano le fiabe, che si ripensano e si ricordano nella vita di ogni giorno.
Tutto ciò contribuisce a rendere più ricca e più completa la personalità, ed anche più preparata ad affrontare le difficoltà della vita. La presenza dell’immaginario, che trae alimento dal vissuto personale di ciascuno e dall’inconscio collettivo, è operante e leggibile negli eventi storici, nel mondo degli affetti e dell’arte. L’immaginario è, inoltre, strumento di immensa efficacia nel ridonare salute ed equilibrio a chi è disturbato nella psiche o nel fisico.
Il primo “gesto creativo” consiste nel fare silenzio, sfuggendo all’assedio degli stereotipi e all’esibizionismo. Rientrando in se stessi, si ritrova così quella dimensione “simbolica” nostalgicamente cercata nell’epoca della “postmodernità”, caratterizzata dalla perdita dei grandi valori, del contatto emotivo con la Natura, della vicinanza col prossimo.
G. Toller – P. Pellicini